Benessere udito

Ipoacusia da rumore e sordità sul lavoro

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L’esposizione prolungata ad un rumore può essere la causa principale di ipoacusia o calo uditivo e rappresenta una delle malattie professionali più diffuse in Italia: ecco come si manifesta e perché è importante fare una corretta prevenzione.

Sentire ogni giorno il frastuono di un martello pneumatico o sottoporre quotidianamente le proprie orecchie al rumore di un macchinario industriale chiassoso, può davvero causare perdita uditiva (ipoacusia)? 

La risposta è sì: in questi casi si parla di ipoacusia da rumore, una condizione particolarmente insidiosa soprattutto per alcune categorie di operai costantemente esposti ad ambienti di lavoro caratterizzati da rumori molto intensi. 

Ma non solo.

In che modo i rumori possono danneggiare l’udito?

Sostanzialmente, in due modi:

  1. danneggiando organi ed apparati direttamente coinvolti nel processo fisiologico d’ascolto (timpano, cellule ciliate interne, organo del Corti, coclea ecc.);
  1. provocando effetti extrauditivi non specifici che coinvolgono il sistema nervoso autonomo (cuore, apparato gastroenterico, vasi sanguigni ecc.) e che si ripercuotono anche sulle capacità uditive.

L’entità e la tipologia del danno uditivo dipendono in gran parte dal rumore che lo causa.

Non è soltanto una questione di rumori assordanti

Se è vero che l’esposizione ad un rumore forte, praticamente al limite della sopportabilità, è in grado di provocare danni all’udito anche in breve tempo, l’opinione condivisa è che l’esposizione prolungata possa sortire il medesimo effetto. 

Non a caso, quando si parla di ipoacusia da rumore solitamente si menzionano due eventualità:

  1. la graduale perdita uditiva dovuta alla costante esposizione ai rumori intensi protratta nel tempo. Questa è anche la situazione più ricorrente di ipoacusia riconosciuta tra le malattie professionali (ipoacusia da trauma acustico cronico);
  1. il danno uditivo derivante da uno shock acustico, causato da uno scoppio o un boato improvviso (ipoacusia da trauma acustico acuto). 

In altre parole, il danno uditivo da rumore può dipendere dall’intensità, dalla frequenza (quelle medio alte sono le più insidiose), dall’ampiezza (valore massimo dell’oscillazione di pressione sonora) e dalla durata dell’esposizione.

Come si presenta l’ipoacusia da rumore

Anche se i traumi acustici acuti, quindi gli infortuni uditivi derivanti da singoli episodi,  possono rientrare in questa categoria, l’ipoacusia da rumore è soprattutto quella riconducibile all’esposizione prolungata nel tempo.

Di norma, questa condizione si manifesta attraverso diverse fasi differenti:

  • dopo i primi 15 giorni di esposizione costante al rumore, la persona inizia ad accusare degli acufeni (ovvero sente dei fischi o dei ronzii all’orecchio in assenza di stimoli sonori esterni) ed ha la sensazione di avere “l’orecchio pieno” quando esce dall’ambiente rumoroso;
  • successivamente, oltre all’acufene ad intermittenza, i sintomi sono perlopiù soggettivi e le specificità possono essere valutate soltanto tramite apposito esame audiometrico;
  • con il passare dei mesi e degli anni, la persona inizia ad acquisire consapevolezza sulle proprie lacune uditive. Non riesce a sentire bene la TV, le conversazioni diventano difficili da seguire, soprattutto all’aperto e in presenza di rumori di sottofondo;
  • l’ultima fase si manifesta con una palese insufficienza uditiva della persona ipoacusica: a questo punto, la comunicazione verbale con gli altri diventa piuttosto proibitiva.

Oltre ad una sensibile riduzione delle proprie capacità d’ascolto, l’ipoacusia da rumore comporta anche una distorsione qualitativa del suono. Le parole degli altri, quindi, risulteranno ad un “volume più basso” e meno nitide, quasi come se venissero farfugliate dall’interlocutore. 

Tracciato audiometrico: quando l’ipoacusia da rumore viene riconosciuta come malattia professionale?

L’accertamento di una condizione di sordità maturata sul luogo di lavoro passa inevitabilmente dall’anamnesi lavorativa e da una visita specialistica che evidenzi un danno tale da causare un indebolimento irreversibile dell’udito.

Di norma, il tracciato audiometrico tipico di una condizione di ipoacusia da rumore evidenzia alcune caratteristiche ricorrenti, tra cui:

  • ipoacusia neurosensoriale (spesso bilaterale e simmetrica);
  • progressione inizialmente rapida dell’ipoacusia (durante i primi 15 anni) seguita da un rallentamento;
  • incisura alle frequenze di 3000, 4000 o 6000 Hz e risalita a 8000 Hz;
  • danno uditivo provocato solo dal rumore che non supera i 75 dB per le alte frequenze ed i 40 dB per quelle medio-basse.

Invece, come si apprende dal documento dell’INAIL sull’argomento, “la valutazione medico-legale dei tracciati asimmetrici in materia di ipoacusia da rumore appare estremamente complessa e comunque non univoca”.

Prevenzione e categorie più esposte

Trattandosi di una condizione irreversibile, la prevenzione riveste un ruolo molto importante. Per questo motivo, la legge (per la precisione il D.lgs 81/08 denominato anche Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro) obbliga i datori di lavoro a fornire appositi D.P.I (Dispositivi di Protezione Individuale) ai propri dipendenti.

Nel caso della protezione uditiva, parliamo degli otoprotettori, comunemente conosciuti anche come tappi per le orecchie. 

Sempre l’INAIL riporta le categorie professionali più esposte al pericolo di sordità sul lavoro in base alle statistiche, tra cui:

  • muratori in pietra, mattoni, refrattari;
  • artigiani ed operai addetti alle costruzioni;
  • montatori di carpenteria metallica;
  • saldatori e tagliatori a fiamma;
  • carpentieri e falegnami nell’edilizia;
  • artigiani ed operai metalmeccanici;
  • operatori di macchine utensili automatiche industriali;
  • conduttori di forni e altri impianti per la produzione di piastrelle;
  • meccanici artigianali, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili;
  • attrezzisti di macchine utensili e affini;
  • artigiani, operai specializzati e agricoltori;
  • meccanici artigianali, manutentori di automobili ed assimilati;
  • ebanisti ed operatori artigianali di macchine per la lavorazione del legno.

In definitiva, l’ipoacusia da rumore rappresenta una minaccia da non sottovalutare.

Bibliografia

  • Spirometria e audiometria: manuale pratico per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, C. Botti, A. Innocenti, A. Quercia, 2020.
  • Il rischio rumore negli ambienti lavorativi, A. Rotella, G. Campurra, 2013.

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